la famiglia Pantaleoni

L’avvocato Diomede Pantaleoni porta avanti con orgoglio e dedizione l’illustre eredità della sua famiglia, che ha origine antiche e ha profondamente influenzato la cultura, la politica e l’economia italiana attraverso le generazioni.

Di seguito alcuni cenni di storia.

Lo Sferisterio di Macerata

Pantaleone Pantaleoni
Avvocato (1766-1852).

Docente presso la facoltà di giurisprudenza di Macerata, per trent’anni fu un eminente avvocato.

Firmatario del bando di gara per la realizzazione dello Sferisterio, acquistò in blocco i diciassette palchi invenduti consentendone l’edificazione.

Fu tra i fondatori della Società Filarmonico-Drammatica di Macerata.

Foto di Diomede Pantaleoni avvocato a Macerata

Diomede Pantaleoni
Medico e uomo politico (1810 - 1885).

Figlio di Pantaleone Pantaleoni fu patriota e uomo politico

Laureatosi in medicina all’università di Roma, si segnalò per il suo impegno durante il colera del 1837. Di tendenze moderate e neoguelfe, nel 1848 fu membro del Consiglio dei deputati dello Stato pontificio, sostenitore della necessità di un accordo con Pio IX.

Contrario all’idea dell’Assemblea costituente, rifiutò di presentarsi alle elezioni del 1849. Dopo il ritorno del pontefice a Roma viaggiò a lungo in Italia e in Europa denunciando la cattiva conduzione del governo nei territori pontifici.

In Piemonte entrò in rapporti di amicizia con Cavour e, dopo le annessioni, fu da questi chiamato a collaborare nella difficile soluzione della questione romana. Incaricato di una prima missione nel 1861, si recò a Roma per porre le basi di un pacifico accordo con la Santa Sede, ma la trattativa fallì.

Una seconda missione a Parigi, fu interrotta però dalla morte di Cavour. Successivamente fu inviato da Minghetti nel Mezzogiorno per studiarne le condizioni.

Ideò la celebre formula “Libera Chiesa in libero Stato”.

Deputato per l’VIII legislatura, fu senatore dal 1873. Tra i suoi scritti: L’idea italiana nella soppressione del potere temporale dei Papi (1884) e L’ultimo tentativo del Cavour per la liberazione di Roma nel 1861 (1885).

Fu padre dell’economista Maffeo Pantaleoni.

Foto di Maffeo Pantaleoni economista

Maffeo Pantaleoni
economista e politico italiano (1857 – 1924).

Figlio di Diomede Pantaleoni e della nobildonna irlandese Jane Isabella Massy-Dawson, riceve la prima istruzione in un collegio parigino per poi trasferirsi in Germania, dove si diploma a Potsdam nel 1877.

Dal 1877 al 1880 frequenta la facoltà di giurisprudenza dell’Università di Roma laureandosi con una tesi sulla teoria della traslazione dei tributi. Definito “Principe degli Economisti Italiani”.

Nato a Frascati (Roma) nel 1857, ha avuto esperienze giovanili di didattica universitaria presso l’Università di Camerino, come supplente, nel 1882, e presso l’Università di Macerata dal 1883 al 1885.

Ha poi insegnato all’Istituto Superiore per il Commercio di Venezia dal 1885 al 1888, e dal 1888 all’Istituto Superiore per il Commercio di Bari, di cui fu anche direttore fino alle sue dimissioni nel 1892.

La vicenda accademica di Maffeo Pantaleoni inizia all’Università di Napoli, nel 1895, dove vince il concorso ad ordinario in Economia Politica.

Giornalista e saggista, impegnato in battaglie politiche contro il protezionismo e la politica di guerra coloniale di Crispi.

Nel 1898, su invito e sollecitazione del suo amico Vilfredo Pareto, accettò un soggiorno all’Università di Ginevra.

Rientrò nel 1900 essendo stato eletto deputato radicale al parlamento unitario. Da questa carica, tuttavia, si dimise nel 1904, anche in risposta ad una campagna che lo voleva coinvolto in uno scandalo bancario, che invece aveva in precedenza inflessibilmente denunciato, soprattutto con uno studio memorabile del 1897 dal titolo «La caduta della Società Generale di Credito Mobiliare Italiano».

Nel 1901, dopo una parentesi di soli pochi mesi all’Università di Pavia, approda alla Facoltà di Giurisprudenza della Sapienza, dove ricoprirà la cattedra di Economia Politica fino alla sua morte nell’ottobre del 1924.

E’ riconosciuto come uno dei Grandi Maestri della Facoltà di giurisprudenza della “Sapienza”.

Durante il periodo in cui ha operato come professore ordinario presso la Facoltà di Giurisprudenza di Roma, ha pubblicato numerosi studi su problemi economici e questioni teoriche e ha svolto non solo attività di insegnamento e ricerca, ma anche intensa attività politica e giornalistica, nelle quali si segnala per la sua vis polemica e il suo fervente nazionalismo.

Fu nominato senatore del regno nel 1923, un anno e mezzo circa prima della sua scomparsa.