Poste Italiane e precari.

Poste Italiane e precari.

Come chiedere il rimborso delle somme illegittimamente pagate

Premessa

Nel corso degli anni, migliaia di precari di Poste Italiane, a fronte della restituzione delle somme ottenute in forza di sentenza, sono stati stabilizzati. L’importo delle somme restituite non era corretto e i lavoratori possono chiederne il rimborso.

La vicenda

Il nostro Studio legale si è occupato per molti anni del fenomeno del precariato di Poste Italiane, assistendo un numero considerevole di lavoratori a tempo determinato che, a seguito di sentenza, sono stati stabilizzati mediante assunzione a tempo indeterminato. Le sentenze hanno anche previsto il pagamento di somme a loro favore a titolo retributivo. Gli importi riconosciuti variavano da poche mensilità di retribuzione a somme molto ingenti, superiori anche a centomila euro. Il variare dei risarcimenti era legata, in larga parte, alla data di introduzione della causa e alla sua durata.

In ottemperanza alle suddette sentenze, Poste Italiane aveva provveduto al pagamento delle retribuzioni dovute ai lavoratori, versando a favore di ognuno le somme spettanti, al netto ovviamente degli oneri fiscali e previdenziali che, quale datore di lavoro, doveva versare al fisco e all’INPS. In sostanza rilasciava una busta paga della quale pagava il netto e versava agli enti di competenza tasse e contributi (o meglio avrebbe dovuto versare, come vedremo).

Successivamente alle sentenze ed ai pagamenti dei risarcimenti, erano intervenuti tra moltissimi lavoratori vittoriosi e Poste Italiane verbali di conciliazione nei quali le parti stabilivano tra l’altro la restituzione degli importi complessivamente liquidati dall’azienda per i periodi non lavorati.

A seguito della sottoscrizione dei suddetti verbali di conciliazione i lavoratori provvedevano a restituire a Poste Italiane somme maggiori rispetto a quanto effettivamente precedentemente ricevuto, giacché le somme da restituire erano comprensive anche degli oneri previdenziali e fiscali, e ciò sul presupposto che Poste Italiane li avesse già versati all’INPS e al Fisco.

In pratica hanno ricevuto al netto ma hanno restituito al lordo.

Sviluppi inaspettati

A seguito di interrogazioni all’Agenzia delle Entrate e all’INPS è emerso clamorosamente che Poste Italiane non aveva mai versato gli oneri fiscali e previdenziali sulla retribuzione oggetto di accordo sindacale. La documentazione rilasciata dall’Agenzia delle Entrate e dall’INPS sembra smentire inequivocabilmente la dichiarazione di Poste Italiane nei verbali di conciliazione di avere versato la parte lorda della retribuzione.

 La giurisprudenza ha iniziato ad occuparsi di tali casi ed ha accertato che la parte fiscale e contributiva stabilita nelle sentenze con le quali è stato ricostituito il rapporto di lavoro non è mai stata versata agli ex precari e dunque questi hanno restituito a Poste Italiane, in esecuzione degli accordi di stabilizzazione, somme che in realtà l’azienda postale non aveva diritto a richiedere loro, visto che non le aveva mai versate.

Questa vicenda, che ha dell’incredibile, coinvolge migliaia di dipendenti postali in tutta Italia dato che gli accordi di stabilizzazione sono stati stipulati su tutto il territorio nazionale.

Cosa fare

I lavoratori che hanno firmato questi accordi hanno diritto a vedersi restituita da Poste Italiane la parte contributiva e fiscale dei risarcimenti ottenuti che ammonta da poche migliaia di euro a decine di migliaia di euro ciascuno.

Consigliamo a chi sia interessato a recuperare tali somme di procurarsi dall’INPS e dall’Agenzia delle Entrate l’attestazione sul (mancato) versamento di contributi e tasse relativi all’anno nel quale è stato loro pagato il risarcimento da Poste Italiane. In tal modo avranno la prova documentale del mancato versamento e potranno agire contro l’azienda per ottenerne il rimborso.

Poste Italiane non risponde alle diffide stragiudiziali e impone ai lavoratori di ricorrere al Giudice del lavoro. Addirittura in alcuni casi non si è neppure costituita in giudizio per difendersi tanto le è complicato dimostrare il contrario di ciò che risulta, inequivocabilmente, dalla documentazione rilasciata dall’INPS e dall’Agenzia delle Entrate.

Coloro che sono interessati a questa vicenda e desiderano maggiori chiarimenti possono rivolgersi al nostro Studio telefonicamente al numero 0733 30152 o tramite mail scrivendo a info@diomedepantaleoni.it .

pubblicato il
20 maggio 2021

di Diomede Pantaleoni